domenica 6 dicembre 2015

LUOGHI CARATTERISTICI DELLE NOSTRE MONTAGNE


            In precedenza sono stati descritti, molto sinteticamente, i più noti e caratteristici luoghi che si trovano sul Monte Pizzocolo. Vediamo ora di esaminarli e visitarli come escursionisti amanti delle bellezze della montagna, per meglio apprezzarne le  peculiarità.


Località VESEGNA – alt. Mt.630

            Cosa molto rara,  anche in dialetto locale questa località porta  lo stesso nome.
Arrivati quassù ci si ritrova in un ambiente prettamente di montagna. Alla nostra vista appare un vasto prato, in parte piano ed in parte con una leggera pendenza, sul quale sorge un bel castagneto ultra centenario le cui piante stanno lentamente scomparendo a causa della loro vetustà e della malattia del cancro che le ha colpite.Le due piccole casette esistenti da anni sono state recentemente sostituite da una casa moderna alla quale, poco distante, se n’è affiancata un’altra.


Questo grande appezzamento di terreno è stato anche munito da una fitta recinzione di rete metallica che permette appena di osservare, dalla strada che la costeggia, questo bellissimo prato – tenuto sempre ben falciato – in fondo al quale si scorge un tratto di lago nella sua parte meridionale.
Da qui parte una stradina che conduce nella sovrastante località chiamata “Buellino” (Büelì).  Un altro ripido e scomodo sentiero, che non è altro che un “canalone” chiamato Cargiàne e portava, fin verso la metà del ‘900, in poco tempo, direttamente in località S.Urbano, proprio di fronte all’omonima chiesetta. Ora il sentiero, se così si vuol chiamare, è quasi scomparso, inghiottito dalla vegetazione.


Località SANT’ URBANO  - alt. Mt. 872

            Circa a metà strada per raggiungere la cima del Monte Pizzocolo, troviamo questa caratteristica località dove fin dai tempi antichi esisteva un roccolo, ora in disuso. Oltre una chiesetta sorgono, una accanto all’altra, due case di montagna circondate da un vecchio castagneto.
            Questa chiesetta ha una lunga storia. Nel 1381, da un documento notarile, risulta già che esistesse.e pare che fosse eretta, per un voto della popolazione, dove si trova ora il roccolo, dopo una delle tante pestilenze verificatesi nei secoli scorsi. Nel 1498, essendo stata abusivamente adibita al ricovero di animali, il comune ne ordinò la chiusura. Quando poi il Cardinale Carlo Borromeo nel 1580 giunse in Riviera per controllare lo stato degli edifici religiosi, salì per visitare anche questo tempio, ma, accertato lo stato di degrado ne decretò la definitiva sconsacrazione. Dopo le necessarie riparazioni, la chiesa fu nuovamente consacrata e divenne, da allora, anche la meta delle rogazioni che si svolgevano all’inizio della primavera. Seguì un nuovo periodo di decadenza in cui ritornò la vecchia usanza di utilizzarla come ricovero o magazzino.
            Nel 1928 quando il Cav. G. Battista Bianchi divenne proprietario di questa località, demolì l’originaria chiesetta che si trovava all’interno del roccolo e costruì quella attuale, dandole una decorosa sistemazione.
            Fino alla fine dell’800 il roccolo di S.Urbano era uno dei principali della Riviera ed era gestito da Stefano Veludari, come sostiene Giuseppe Solitro nel suo libro del 1897. Le numerosissime piante basse e sagomate poste intorno all’area del roccolo confermano appunto che in tempi lontani vi si praticava la caccia agli uccelli.
            Per chi intende salire a piedi fino alla cima del Monte Pizzocolo, questa è certamente una sosta quasi obbligatoria per rinfrancarsi e riprendere con più forza il cammino. Per chi  giunge fin qui con l’auto, è bene che la  posteggi sia perché per il transito occorre un particolare permesso, sia perché la strada non è facilmente percorribile


Località PASSO SPINO – mt. 1152

            La località che congiunge il Monte Pizzocolo con il Monte Spino si chiama appunto “Passo di Spino” (Pass del’èspì).
Qui fin quasi alla metà del ‘900 la famiglia Visintini di Toscolano possedeva un roccolo e, poco distante alcune case fra cui una malga. Questo roccolo  sin dal 1929 funzionò da osservatorio ornitologico a cura del Dr. Antonio Duse, celebre medico di Salò. Il ripristino di questo osservatorio, che aveva cessato la sua attività a causa degli eventi bellici dell’ultima guerra, è nuovamente risorto su iniziativa della Regione Lombardia, in collaborazione con l’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi dell’Agricoltura e Foreste della Regione Lombardia). Il compito di questo osservatorio è quello di catturare, con apposite reti, i numerosi uccelli di passaggio da questa importante rotta, senza però recar loro alcun danno. Ognuno di loro, appena catturato, è attentamente esaminato per stabilire l’età, il peso, il sesso e le sue condizioni e, prima di liberarlo nuovamente dopo pochi minuti, alla sua zampetta è agganciato un anello metallico con l’indicazione di un numero in modo che  possa essere identificato nel caso sia nuovamente catturato. In questo modo è possibile studiare scientificamente le migrazioni e determinare le rotte seguite dagli uccelli.
            Come spiega il Dr. Enrico Boscaini, responsabile dell’Ufficio ERSAF di Gargnano, l’attività di inanellamento insieme allo studio delle condizioni ecologiche dei luoghi di nidificazione e svernamento, serve alla comprensione di questo fenomeno migratorio. Molto sono i fattori in gioco: se, ad esempio, la cattura di un esemplare già marchiato a Passo Spino, avviene in una stazione ornitologica francese o spagnola, può essere anche il segnale di un cambiamento climatico oppure un problema riguardante la distruzione di ambienti di svernamento. Per comprendere l’attività e l’importanza di quest’osservatorio, basti pensare che nel giro di quattro anni sono stati catturati e liberati 11459 uccelli appartenenti a 80 specie diverse.
            Le case, già appartenenti ai Visintini e da anni abbandonate, sono state ristrutturate e quindi adibite a foresteria di quest’importante osservatorio.

RIFUGIO SPINO – Alt. Mt.1165


Ad alcune centinaia di metri dal Passo Spino, in  direzione sud-ovest sorge il Rifugio Spino dedicato al Ten. Med. (medaglia d’argento) Giorgio Pirlo.
Prima del 1915 era una casermetta della Finanza ma il CAI di Salò che gestisce il Rifugio, nel corso degli ultimi anni lo ha completamente ristrutturato e sopraelevato tanto che può disporre di ben 45 posti letto. Fu inaugurato ufficialmente nel 1967 e da allora si è sempre adeguato alle sopravvenute necessità. E’ dato in gestione dal CAI a gerenti esperti ed è aperto tutto l’anno nei giorni prefestivi e festivi, tutti i giorni dal 1° maggio al 30 settembre. Oltre che da Toscolano Maderno, il Rifugio è accessibile anche da Gardone Riviera. Un sentiero parte da San Michele (mt. 400) e in località Pirello s’inserisce in quello proveniente dai Navazzini. C’è anche una strada  sterrata che parte dalla Val di Sör, ma s’interrompe sul confine fra Gardone e Toscolano Maderno in località  Pirello. Da qui ci s’inserisce nel sentiero n.8 che proviene da S.Urbano ed al bivio di località Merle si scende  verso il Passo Spino e poi al Rifugio Pirlo.
 Si passa poi dalla “Prea del gal”, dalla “Castegna dell’asèn”, da “Ceresì”. Poco prima di Vesegna, a sinistra, si stacca la strada di “Pura” o “Pöre”. Da Vesegna parte un ripido sentiero che porta in località “Buellino” o Buelì” (mt.816) dal quale si può ammirare un bel panorama. Girando a sinistra si va verso il Monte Lavino (mt. 901), mentre a destra verso S.Urbano dove si congiunge con  quella (n.6) proveniente da Sanico.




Località ARCHESANE e PRADALAI – . Mt. 816

            Queste due località si trovano nell’omonima valle, dietro il Monte Pizzocolo salendo da Gaino o provenendo dal Passo Spino. Già di proprietà Maffizzoli, appartiene come tanti altri appezzamenti di terra della zona, al Corpo Forestale dello Stato.  L’ERSAF che gestisce questi terreni, già da alcuni anni ha provveduto alla completa ristrutturazione del “Palazzo”, enfaticamente così chiamato anche prima di questi lavori.  In realtà si tratta di una modesta casa di montagna che fu costruita nel ‘600 dai Conti Delay di Toscolano, appartenenti  ad una delle più nobili e facoltose famiglie locali, proprietarie non solo di alcune cartiere poste nella valle, ma anche di ferriere nelle quali si producevano anche  ancore e palle di cannone per la flotta veneziana. Per queste loro benemerenze industriali nei riguardi della Repubblica Veneta, furono nominati Conti. Questa famiglia, inizialmente portava il cognome di Assandri, ma quando entrò nell’aristocrazia, assunse invece quello di Delay. Inizialmente aveva la sua residenza nella frazione di Pulciano, si trasferì poi a Toscolano, prima nel palazzo che fu poi dei Villa, vicino al quale  successivamente fu posto l’oleificio Morani. Verso la metà del ‘600, iniziò la costruzione del grande e bellissimo palazzo al porto di Toscolano (divenuto poi Maffizzoli-Oldi) il quale fu decorato dalle preziose tele di Andrea Celesti che fu loro ospite per diversi anni ed affrescato anche da Sante (o Santo) Cattaneo, noto pittore salodiano dell’epoca. Nell’ultimo trasferimento di proprietà di questo palazzo, le tele del Celesti furono acquistate dalla Fondazione della Banca Credito Agrario Bresciano che le ha esposte nella sua sede a Brescia due.
            Il “Palazzo” era la loro residenza di caccia dove, durante la stagione autunnale, erano ospitate allegre brigate di parenti e amici.
           Durante la giornata tutti si dedicavano esclusivamente alla caccia della selvaggina che in quel tempo era molto abbondante, mentre la sera si riunivano attorno ai tavoli nelle “sale”, si fa per dire, terrene del “Palazzo”, consumando abbondanti cene, condite dai generosi vini di Cervano e Zuino. Ai commenti sulle battute di caccia avvenute nella giornata, s’intercalavano suoni e canti fino a notte inoltrata, così come riferisce lo storico locale Avv. Donato Fossati.

Località  CAMPIGLIO DI SOPRA  - Mt. 1025

In dialetto è chiamata Campei de Sima. Lo storico locale, Avv .Donato Fossati, nel suo volumetto “Distinte famiglie di  Riviera” ci narra che anticamente i proprietari erano degli Andreoli, mandriani di Armo di Valvestino che all’inizio del XVI  secolo si spostarono sul monte Gargnano e precisamente a Navazzo. Qui iniziarono la loro attività  di allevamento del bestiame smerciando i prodotti del caseificio ed i      loro risparmi li impiegarono nell’acquisto di  numerosi pascoli e boschi:  i Ronchi, Cessamale, le Folgherie, gli Albaredi, Montepiano, Maernì, le Lucere, la Selva oscura, le costiere e le pendici settentrionali del Fòrzolo e, infine, Campiglio sopra, così chiamato dai campi seminati, in quell’epoca, di orzo, segala e patate. Qui fissarono la sede della malga e costruirono alcune case. Da una lettera datata 15 maggio 1602 risulta che l’Arciprete di Toscolano Lodovico Avancinus chiedeva al Vicario Episcopale di Brescia la licenza di erigere una cappella in quanto in quel luogo già vi erano trentasei anime e la chiesa più vicina (riteniamo Gaino) era distante cinque miglia da Campiglio. Ottenuta l’autorizzazione gli Andreoli costruirono la cappella dedicata a S.Maria della Neve, successivamente abbellita con un legato della pia signora Stefana Zambelli di Gaino la quale, ogni mese, saliva lassù sfidando qualsiasi tempo, per prostrarsi in fervide preghiere ed invocare la protezione della Madonna.
            Divenuta numerosa e benestante la famiglia Andreoli scese a Toscolano e costruì la casa ora denominata “Fossati” ed acquistando altri poderi. Passò poi all’industria cartaria con l’acquisizione della Cartiera di Maina di sopra, che era prima di proprietà dei Calcinardi. Furono industriali abili ed intraprendenti al punto da commercializzare la carta fino a Costantinopoli. Tutti i particolari di questa famiglia ce li hanno descritti lo stesso Donato Fossati che discende appunto da questa famiglia per il ramo femminile. Il suo nome deriva, infatti, da Donato Andreoli, fondatore della casa industriale.
Gli Andreoli furono sepolti nell’interno della chiesetta di S.Maria di Benaco a Toscolano, com’era abitudine in quel tempo per gli appartenenti a famiglie di alto rango.
Ritorniamo ora a
   Campei de Sima, bellissima località montana circondata da numerosi faggi di enormi dimensioni, acquistata alcuni decenni fa, unitamente ad altri appezzamenti di montagna, dall’Azienda Regionale delle Foreste, ora ERSAF che alla fine degli anni novanta ha dato inizio al recupero dei tre fabbricati esistenti tramite anche l’opera volontaria degli alpini della “Montesuello”. Nel fabbricato centrale, che era la malga, la stalla, il fienile  e l’abitazione dei mandriani, sono state ricavate due ampie sale da pranzo ed alcune salette, la cucina ed una zona notte. Questo è stato dedicato al Battaglione alpino Valchiese, al quale – combinazione –  apparteneva mio padre, alpino durante la prima guerra. Al Battaglione Alpino “Vestone” è stato dedicato l’altro fabbricato ristrutturato nel quale sono state allestite camerate tipo militare con 50 posti letto, mentre l’antica “casera”, dove veniva lavorato il latte, è stata ora attrezzata come bivacco, aperto tutto l’anno. L’ex casa padronale che apparteneva ai Fossati è divenuta locale di servizio per l’ERSAF. Di nuova costruzione un piccolo rifugio. Pure la cappella, che si trovava in cattive condizioni, è stata completamente sistemata a cura sempre degli stessi alpini, riacquistando così la su fisionomia originale. Al posto dei due dipinti  originari scomparsi, l’artista Angiolino Zane di Salò, ha creato un bassorilievo che rappresenta l’immagine
della Madonna, con ai piedi S.Gaetano che richiama  il contenuto dei dipinti originali. La Regione Lombardia ha finanziato la fornitura del materiale edilizio per circa 400 milioni di lire.            
 Tutto il complesso è stato inaugurato domenica 1° ottobre 2000 alla presenza di autorità civili, militari e religiose e numerosi amanti della montagna. In rappresentanza degli alpini, che sono stati i protagonisti principali di questa opera di ristrutturazione, era presente il Presidente  Nazionale del Corpo, Giuseppe Parazzini.
Ora il rifugio è aperto al pubblico dal 1° aprile al 30 settembre con criteri d’ospitalità e disponibilità secondo le regole degli alpini ai quali, per venticinque anni, è stato dato in gestione.
                                                                                                                                                        
CIMA DEL MONTE PIZZOCOLO CON BIVACCO E CHIESETTA

Sulla cima del Monte Pizzocolo (mt. 1581) si apre un grande spazio. Oltre al meraviglioso panorama (tempo permettendo) che si presenta alla nostra vista, ci viene in aiuto e conforto alla nostra fatica, particolarmente nelle giornate di pioggia o di vento, un piccolo, ma altrettanto utile e provvidenziale bivacco dei “due aceri”. Il suo nome deriva  dalla presenza di due aceri che si trovano di fronte.  Fu costruito su una vecchia postazione di guerra dal  gruppo di volontari “Amici del Monte Pizzocolo”; si tratta di un piccolo locale che offre la possibilità di ripararsi e, se si è  fortunati, di trovare un po’ di legna lasciata da altri escursionisti necessaria per accendere un fuocherello. E’ possibile anche bivaccare grazie ad un soppalco di legno.
A breve distanza e poco più in alto del bivacco, si trova una bella chiesetta dedicata ai Caduti di guerra e della montagna, anch’essa costruita con grandi sacrifici umani ed economici. Infatti, tutto il materiale (sabbia, cemento, pietre ed acqua) è stato trasportato a spalla dai volontari.
Ogni anno, alla terza domenica di giugno, è organizzato un incontro in vetta e per l’occasione viene celebrata la S. Messa dal Parroco di Maderno.
Poco più in alto della  chiesetta c’è, infissa nella roccia, una croce, al lato della quale è stato installato un punto di osservazione composto da un’asta metallica verticale infissa anch’essa nella roccia, sulla quale sono stati applicati dei pezzi di tubo, usati come fossero cannocchiali, ognuno orientato in direzione delle più importanti vette che è possibile ammirare da quel punto. Osservando attraverso questi tubi, si possono ammirare sia le vette delle montagne molto lontane, come quelle della Cima di Brenta (alt. Mt.3150), l’Adamello (alt. Mt.3354), il Manos (alt. Mt.1517), la Presanella (alt. Mt.3326), la Punta Telegrafo del Monte Baldo (alt.mt. 2200), il Carè Alto dell’Adamello (alt. Mt.3462) ed il Monte Corno del Gruppo Brenta (alt. Mt.1954), che quelle più vicine come il Lavino (alt.mt.907), lo Zingla (alt. Mt.1497) ed il Caplone sopra la Valvestino (alt.mt.1976) dal quale nasce la sorgente del Torrente Toscolano. Accanto a questo è stata posta la rosa dei venti:
Già dagli anni ‘60 del ‘900, un altro gruppo di volonterosi ed appassionati della montagna, aveva  installato un anemometro o meglio un faro eolico solare diurno, non  per misurare la velocità del vento, ma per richiamare l’attenzione degli amanti della montagna. Alcune pale,  mosse dal vento, fanno girare quattro specchi sottostanti ove si riflettono i raggi solari in tutte le direzioni, anche a lunga distanza. Nel corso degli anni questo attrezzo è stato più volte danneggiato dai fulmini che  spesso si scaricano sulla cima, per cui nel 2005 è stato ricostruito, modificato,  e messo quindi in condizioni di funzionare a cura dei volontari del “Gruppo Amici Monte Pizzocolo” su progetto e realizzazione di Mario Tonincelli, già creatore dell’osservatorio astronomico di Cima Rest. 


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