martedì 8 luglio 2014

UN TUFFO NEL PASSATO DI MADERNO



Nel corso dei secoli tutto, o quasi, è cambiato. Il nostro modo di vivere, le nostre abitudini, e la maniera di affrontare i problemi economici ed amministrativi.
Per rendersene conto è abbastanza consultare i documenti dell’archivio storico del comunedi Maderno relativi al periodo dal XV al XVIII secolo, che lo storico Guido Lonati trascrisse su un volume edito nel 1927 per rendersi conto in che modo venivano risolti allora i problemi del comune. Dal 1400 al 1800 ho scelto le più interessanti disposizioni emanate dal comune di Maderno, fra le quali ve ne sono alcune strane e curiose, che non sarebbero certo applicabili al giorno d’oggi da parte di una Amministrazione pubblica.
            Iniziamo quindi dal 1469:
1469    Il paese era allora eminentemente agricolo. Tanto è vero che durante la vendemmia si dava la licenza al Vicario (Giudice) di sospendere le udienze al banco civile. Era in vigore il divieto di cominciare il raccolto dell’uva prima dell’8 settembre;
17.8.1469  Viene introdotta la festa di S.Bernardo con pene varie per gli inadempienti.
Analoghe sanzioni venivano applicate a chi non rispettasse la festa dei SS.Sebastiano, Rocco, Pietro Martire e Antonio da Padova, dei sette Fratelli, dI S.Giuseppe, del Nome di Gesù, nel primo giovedì di maggio, del Venerdì Santo, diS.Macario e della Santa Croce;
5.4.1470    I forestieri possono venir accusati senza bisogno di prova o testimonianza, dietrosemplice giuramento di un originario;
24.6.1476  Che le meretrici vengano espulse da Maderno;
17.6.1480  Che ogni abitante possa, dietro giuramento, accusare chi vìola il riposo festivo;
19.7.1495  Dono di una colonna della Parrocchiale (Basilica romanica) ai monaci di S.Pietro
Martire (ancora esistente a Villa Caprera);
2.7.1497    Che sia edificato un ponte in muratura sul fiume tra Maderno e Toscolano;
22.4.1522  Si sanzionavano delle pene severe per chi non intervenisse alle rogazioni;
11.3.1554  Che al Monastero di S.Caterina sia versato il livello di olio per il fondo di Vesegna;
26.5.1560  Che venga costruito sui monti una casa di ragione pubblica per ripararvi e custodirvi
il bestiame (a S.Urbano);
1.5.1568    Che venga riparata la chiesa di S.Urbano per le rogazioni;
4.7.1574    Elezione di due persone, una per suonar le campane in occasione del maltempo, e
l’altra ad espellere i cani dalla chiesa;
17.4.1575  Che avanti all’arca di S.Ercolano arda in perpetuo una lampada;
16.1.1606  Che venga concesso ad un eremita di ritirarsi presso la chiesetta di S.Martino;
28.10.1606 Progetto di costruire un canale d’acqua per uso del Duca di Mantova;
16.8.1610  Che sia collocato un leone in pietra nella colonna in piazza;
25.9.1611  Che venga fatta la pala nella chiesa di S.Urbano;
3.3.1613    Che venga costruita una “quadrata” (banchina) davanti alla colonna di S.Marco per
la difesa delle acque e per il carico e scarico delle merci;
6.6.1614 Regalo di 6 zucchette di acqua odorifera e 6 vasetti di canditi di zucchero al Provv.
Gen.le Antonio Priuli;
7.4.1619    Supplica dei frati di S.Pietro Martire per avere materiale da fabbrica. Suppliche analoghe si incontrano numerosissime e si omettono per non annoiare;
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13.8.1634   Vengono messe guardie per dar l’allarme in caso di assalto dei banditi; erano tenuti aprestar la guardia i capi famiglia tanto maschi che femmine (28.7.1652) poi i soli maschi (17.3.1659);
1635          Giorgio Cobelli (costruttore del palazzo Gonzaga) lasciava L.1300 per i poveri e 200 per la zucata del fiume;
18.2.1638   Riparazioni al ponte levatoio del portone;
16.1.1689   Per allontanare l’ira divina si inoltrava supplica al Provveditore perché proibisse le
feste pubbliche, cause inevitabili di scandali;
8.7.1728    Sistemazione della strada del Rovinato col concorso dei comuni di Toscolano,Gargnano, Tremosine e Limone;
10.8.1753  Che venga purificata la terra dai molti vagabondi che vi sono;
14.5.1783  Dono di una pianta di gelso da destinarsi alla fabbrica della parrocchiale. Allo scopo suddetto vien assegnato il frutto del podere del Dos del Fo (faggio);
11.9.1791  Vien concessa a Ercole Setti l’uccellanda sui monti comunali di Pura dietro obbligodi far celebrare due messe annue pel benessere del Comune;
6.12.1795  Condanna data a Pietro Alberti di pagar come multa una barca di pietra (s’intende colma di pietre) da destinare alla fabbrica della chiesa;
11.6.1797  Cristoforo Benamati presta del denaro al Comune per versarlo ai francesi eacquistare foraggio da fornire ai medesimi;
11.8.1800  Incanto dell’uccellanda del Monte Spino col 12% per la chiesa;
23.12.1801 Che le funzioni religiose comincino dopo l’aurora e finiscano prima del tramonto;
29.12.1802 Che venga proibita la festa detta della “Stella” o “Capanna” perché occasione di
scandalo.

Tutto questo avveniva alcuni secoli fa, ma ci siamo scordati che nella prima metà del 1900 anche nei nostri paesi esistevano i “famèi”? Chi erano costoro? Il nome deriva dal Latino “famulus” cioè servo, domestico, aiutante. I “famei” erano quei ragazzi, di giovane età, che venivano “ prestati” per collaborare in attività prevalentemente agricole ad altra famiglia benestante del paese o di un altro vicino. Dovevano mungere le mucche, portare il latte a destinazione, pascolare le capre, governare le galline, pulire la stalla. In cambio era assicurato loro il vitto e l’alloggio e, qualche volta, un modesto compenso in denaro. In questo modo le famiglie a cui appartenevano avevano una bocca in meno da sfamare. Il prezzo per loro era però molto alto.
Distacco dalla famiglia, umiliazioni e, qualche volta, maltrattamenti. Fortunatamente ora questa condizione è sparita! Usando termini attuali questa specie di “collaborazione” si dovrebbe chiamare semischiavitù.


                                                                                   ANDREA DE ROSSI

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