domenica 2 marzo 2014

TOSCOLANO NEL 1500




Sempre continuando a ricavare le notizie dal volume “Salò e la sua Riviera” pubblicato nel 1743 dagli scrittori Silvan Cattaneo e Bongiani Gratarolo che descrivono  le dodici giornate di visita ai centri del Garda, vediamo ora la descrizione di Toscolano, dopo quella di Maderno, nella terza e quarta giornata del loro viaggio.
            Terminato il pranzo a Maderno, il gruppo si avviò verso Toscolano e viene così descritto: :”… c’inviammo verso Toscolano, il quale non è più di un mezzo miglio discosto da Maderno, sito estremamente bello, e quell’istesso, che è anco Maderno, eccetto, che quello riguarda verso il mezzodì, ed occidente, e questo mezzodì, ed oriente, ambi due in un’istesso piano rotondo circondato dal lago, e dal monte, diviso solamente da quel fiume, che già sommerse la bella Città di Benaco, ci ponemmo in via, dico, così passo passo, tanto che giungemmo al ponte di esso fiume per una via ombrosa, e piana chiusa da i lati di siepi di Lauri, e pomi granati, cosa molto vaga da vedere il Ponte di pietra, lungo un gran spazio, e di un’arco solo con mirabil architettura, e con grandissima spesa nobilmente fabbricato ci  intertenne una buona pezza riguardandolo…. Passato il ponte entrammo nella Terra, dove il più bello della Città di Benaco già soleva essere, divisa in due grandissimi Borghi, negli quali sono stanze magnifiche, e comode, con belli, ed adorni giardini abitate da assai nobili, ed onorati uomini, de’ quali la maggior parte sono Mercatanti molto industriosi, e cortesi: sono sopra esso fiume molti edifizi da carte, e fucine da ferro, Molini, ed altre colonne antiche di porfido, e d’altre forte di pietra viva poco innanzi ritrovate in un giardino sepolte, ed alcune lastre grandi di marmo finissimo, molti pezzi di statue antiche, ed altre cose somiglianti in diversi luoghi tutte dimostrantici di quanto pregio, e stima esser dovesse questa prima ricca, e superba, ma poi disavventurosa, ed in felicissima Cittade.  Giunti all’altro Borgo, tra i quali poca distanza vi è, ma più onorato assai del primiero, dove è anco la Piazza con una Chiesa antica ( già Tempio di Nettuno) al capo di essa sotto il titol di S.Antonio, entrammo in detta Chiesa, nella quale poco dimorati, ecco che nell’uscir vedemmo un Epitaffio, o sia iscrizione molto antica sotto un Pilastro, e per le lettere, che in quello scolpite erano, molto nobile monumento de’ romani Imperadori a què tempi forse edificatori della gran  Cittade…..(detta chiesetta fu demolita nel 1930)…”
Essendo l’ora tarda si avviarono verso l’albergo che gli avrebbe ospitati, e così  affermano:”…L’ora era tarda, e tempo ormai da ridurci a desinare… c’inviammo verso l’albergo per noi apparecchiato il quale sul lido del lago è posto vicino a due Chiese delle quali quella, che è a lui contigua, è detta la Chiesa di Toscolano, l’altra vicina si chiama S.Maria Benaco Chiesa molto frequentata da popoli propinqui per li grandi e stupendissimi miracoli che la Reina de’ Cieli si degna ivi di dimostrare a quelli però, che con umili, e devote supplicazioni ne’ loro infortuni, e disavventure con cuor sincero l’addimandano. Entriamo primieramente in quella maggiore, la quale visitata devotamente pervenimmo poscia all’altra, e fatto ‘l somigliante salutando la Vergine Madre del Signore, e nel ritorno riguardando poi come si suole ne’ luoghi per innanzi più non veduti, vediamo, che dove or è l’altare di detta Nostra Signora, era già un altare antico, dove sacrificare chi soleva al gran Giove Ammone, perché sopra esso vi è ‘i suo simulacro in forma d’Ariete in quattro colonne con una lastra grande sopra postavi, nel cui mezzo evvi un gran buco in forma di camino con l’Ariete sopra, il quale riceveva tutti gli odori, e suffumigi delle Vittime, che già anticamente afferivano li Benacensi al detto gran Giove, dè quali quest’era un de suoi più famosi, e celebrati Tempi; l’altra Chiesa era ancor essa Tempio antico a Bacco…”
Terminato di visitare le Chiese, si diressero verso l’albergo per ristorarsi: “…parlando il Conte già arrivato sulla porta dell’albergo nostro entrò nella bella stanza e noi altri appo lui, e quivi veggendo Mercurio, ed il Perugino lietissimi travagliarsi nelle faccende della Cucina, ed il Prete insieme (probabilmente per albergo intendevano la dimora del Prete) qual ci si fece incontro con un viso lieto, e ridente, e con accoglienze tanto amorevoli, che più non si potrebbe scrivendo narrare, ed appresso veggendo anco la tavola apparecchiata sotto una bella loggia, che sopra un vago, e dilettevole giardino riguarda, ed ogni cosa di erbucce odorose, e di bei fiori di cedro ed altre sorte seminata, avanti, che il caldo sorgesse, volle (portate primieramente le vivande in tavola) che ci ponessimo  mangiare; e questo con festa fornito, avanti, che altro si facesse, alquante canzoni, e madrigali belli, e leggiadri cantati furono, ed insieme anco suonato per una buona pezza, poscia chi andò a dormire nelle camere a ciò apparecchiate dal discreto nostro Siniscalco, e chi a giuocare a scacchi, e chi a passeggiare per le vaghe ombre del dilettevole giardino, quale era bello, e copioso di arbori, e frutti così di cedri, aranzi, e limoni…”
Al termine del pranzo il Prete li volle accompagnare sopra una collina (probabilmente a Pulciano). “…allora il Prete avviatosi innanzi, disse, di volerci condurre sopra un collicello vicino, dietro al quale evvi una valletta molto ombrosa per molti, e grandi allori, e copiosissima di belle fontane…”
Giunta l’ora di cena ritornarono al loro albergo ed al termine del pasto iniziarono a cantare soavi canzoni.

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