giovedì 7 marzo 2013

IL PALAZZO DEI GONZAGA A MADERNO


Storia e vicende

            Vi sono diverse pubblicazioni riguardanti il Palazzo Gonzaga di Maderno, ma la più interessante e inedita è quella inserita nel Quaderno n.19, anno 1969, della rivista bimestrale “Civiltà Mantovana”, dalla quale ho estratto parte delle notizie di seguito riportate. Si tratta di un manoscritto rinvenuto nell’archivio del marchese Giuliano Capilupi insieme alla lettera, datata 15.8.1894, che il Notaio Claudio Fossati (1823-1895), già Sindaco per diversi anni di Toscolano, indirizzò alla sig.ra inglese Mary Colly Morice che nello stesso anno acquistò i resti di quella che nel Seicento era stata la fastosa villa gardesana dei Duchi di Mantova. A conferma che si tratta di un documento del tutto inedito, lo comprova il fatto che l’Avv.Donato Fossati, figlio di Claudio, storico locale e già Sindaco di Salò nel suo volume “Memorie dell’Ateneo di Salò” anni 1938-40 elencò le otto pubblicazioni del padre escludendo quella sopra citata, per cui si può ritenere che nemmeno lui fosse a conoscenza di questo documento importantissimo.
               Vediamo ora quando, dove e perché sorse a Maderno il Palazzo Gonzaga.
            Verso il 1606 i Gonzaga di Mantova scelsero Maderno, a pochi passi dalla Basilica romanica di S.Andrea, per costruirvi una delle loro numerose ville. Questa venne poi denominata “Palazzo nuovo” per distinguerla dal “Palazzo vecchio” che si trovava quasi di fronte alla nuova costruzione (attuale Via Benamati) presso il quale si stabilirono provvisoriamente i Gonzaga durante la costruzione del nuovo edificio.
              I motivi della scelta di Maderno potevano essere stati diversi: forse il suggerimento del frate Andrea Alchero, appartenente ad una delle più note famiglie di Maderno, che in quel tempo si trovava nel palazzo ducale di Mantova con l’importante incarico d’inquisitore, oppure può essere stata la lettura, da parte del Duca Guglielmo Gonzaga, delle lettere lasciate dalla nonna Isabella d’Este che, nel 1490, con la cognata Elisabetta, aveva soggiornato sul lago di Garda e, in particolare, a Toscolano ospite nel palazzo dell’Arciprete Don Fossati: visita che lasciò un ricordo indimenticabile di questi luoghi tanto è vero che Guglielmo Gonzaga fu preso dal desiderio di visitare la riviera del Garda, fra cui Maderno, dove fece ritorno più volte con il figlio ed erede Vincenzo.
            Fu infatti Vincenzo I° che nel 1606 diede inizio alla costruzione della villa, dopo aver acquistato i terreni circostanti per dotare il futuro palazzo di ampi giardini.
            Il progetto fu affidato inizialmente al pittore ed architetto Anton Maria Viani. Successivamente gli subentrò Francesco Geffel, anch’egli pittore ed architetto cui, tra l’altro, si deve il palazzo Sordi di Mantova. Le decorazioni degli ambienti furono invece affidate, nel 1659, al pittore genovese Giovan Benedetto Castiglione, detto il “Grechetto” (1609-1664), specializzato in scene bibliche e mitologiche, al quale la città di Genova, nel 1990, dedicò una mostra in cui furono esposte le sue più importanti opere.
            I Gonzaga chiesero al comune, nel 1609, di rendere levatoio il ponte in pietra che dal castello passava sopra la fossa e portava in piazza, allo scopo di poterlo alzare per permettere l’entrata alle proprie imbarcazioni nella fossa più vicina al loro giardino. La richiesta fu cortesemente respinta con disappunto del Duca Vincenzo I°. Fu poi concessa l’autorizzazione a Ferdinando Carlo nel 1623.

COM’ERA IL PALAZZO ORIGINARIAMENTE
         Il palazzo si levava su cinque piani (quattro fuori terra): cantina, piano terra, primo ammezzato, piano nobile, secondo ammezzato. Una grande altana, o loggia, sormontata da un’aquila di marmo, si alzava sul cornicione. Sul lato verso il lago il Palazzo presentava due logge: una al piano terreno, l’altra al piano nobile. I piani erano collegati da quattro grandi scale: una “grande”, due private ed una a “lumaga”.
           
            L’ingresso verso la strada e verso il giardino era segnato da un ampio atrio che attraversava il piano terreno per tutta la sua lunghezza, dal quale si poteva scorgere la linea severa del lunghissimo viale, che tra il verde dei lauri e degli ulivi e fra preziosi giardini di limoni, giungeva fino al lago. A destra e a sinistra dell’atrio, si aprivano numerose stanze per la corte e per la servitù, oltre alla cucina, alle cantine ed ai magazzini per il deposito di materiali. Al primo piano, in capo alla scala, erano gli  uffici della cancelleria e il gabinetto studio dei duchi. Un salone orientato da sera a levante divideva in due ali il primo piano, dove sorgevano anche gli appartamenti del Duca e della Duchessa. Finalmente all’ultimo piano si apriva una loggia chiamata “corridoio”. Le stanze erano sontuosamente arredate con mobili, quadri di famosi pittori e arazzi in stile veneziano.     
Dato che il Palazzo era distante poche decine di metri dalla chiesa Parrocchiale romanica, fu costruito un corridoio sotterraneo, simile a quello che congiungeva la reggia di Mantova con la chiesa di S.Pietro, che permetteva ai Gonzaga di partecipare alle cerimonie religiose assistendovi da una finestrella, ancora attualmente esistente nella cripta della chiesa stessa, senza essere a contatto con gli altri fedeli.
            Al termine della costruzione del “Palazzo nuovo”, questi venne unito al “Palazzo vecchio” con l’alto cavalcavia che ancor oggi attraversa via Benamati.
            Il parco di fronte si estendeva per quasi tutto il promontorio di Maderno (circa settanta ettari)e un viale alberato, fiancheggiato da lauri,ulivi e gelsi, conduceva al lago nei pressi dell’ex campo ippico. Per la coltura dei limoni e degli aranci furono costruite “cedergniere”, come allora venivano chiamate le limonaie, sia ai piedi della collina che sul promontorio. Da un inventario del 1635 risultavano raccolti 22.600 limoni dalla circonferenza di almeno 18 cm. e altri 60.000 rimanevano sulle piante, già maturi, ma non raccolti
            Nel 1659 i Gonzaga acquistarono all’asta i beni del soppresso convento dei Padri Serviti di S.Pietro fra i quali erano compresi il parco del “Serraglio” sulla collina di Maderno (così chiamato perché circondato tutt’intorno da alte mura che impedivano l’accesso a chiunque) nel quale vi si trovava il “casino sopra il monte”, attuale palazzina che nel tempo fu più volte ristrutturata. Nel 1660 questa palazzina fu collegata al “Palazzo nuovo” da un’ardita galleria sotterranea che permetteva al Duca ed al suo seguito di spostarsi dall’una all’altro, al riparo dalla curiosità degli abitanti con i quali i Gonzaga avevano già avuto controversie in quanto pretendevano di chiudere la strada pubblica (l’attuale via Benamati) che conduceva al loro Palazzo.
            La costruzione di questo sotterraneo, che il tempo ora ha distrutto, fu fatta esclusivamente per sfuggire alla curiosità del popolo in quanto la “Palazzina del Serraglio”, all’epoca di Carlo II° era divenuta un rifugio di meretrici ed un luogo dove si svolgevano frequenti e movimentate feste. Carlo II° aveva l’amante Margherita della Rovere, mentre la moglie Clara Isabella d’Austria se la intendeva con il conte Bulgarini di Mantova.

QUALI FURONO I GONZAGA CHE SI SUCCEDETTERO NEL PALAZZO

            Vincenzo I (1562-1612) figlio di Guglielmo e di Eleonora d’Austria, sposato con Eleonora dè Medici, fu colui che fece costruire il palazzo di Maderno e che ne seguì personalmente i lavori. Alla sua morte, per pochi mesi gli successe Francesco IV (1587-1626), il quale ebbe vita breve lasciando la vedova Margherita di Savoia e la figlia Maria di tre anni. Per diversi anni quindi la villa di Maderno rimase abbandonata sia per la minorità di Maria  che per quella di suo figlio Carlo II°.
Quando Carlo II (1629-1665), sposò di Clara Isabella d’Austria, divenne maggiorenne, la villa fu restaurata e riprese il primitivo splendore . Fu Carlo II° che nel 1659 acquistò all’asta i beni del convento soppresso dei Padri Serviti di S.Pietro di Maderno tra i quali il “Serraglio” e la palazzina diroccata che fu ricostruita, collegandola al Palazzo nuovo con un sotterraneo. Per la vita dissipata di Isabella Clara, moglie di Carlo II°, la corte d’Austria, nauseata da questi scandali, la costrinse a riparare in convento nel 1679: Anche il suo amante finì frate in un convento.
            A Carlo II, morto nel 1665, gli succedette il figlio Ferdinando Carlo (1652-1708) in quel tempo minorenne, ultimo Duca di Mantova, che forse non venne mai a Maderno, per cui il Ducato di Mantova fu rette per quattro anni dalla madre. Anche Ferdinando fu di indole simile al padre per cui non non ebbe molta cura negli affari pubblici, tanto è vero che la Dieta di Ratisbona lo accusò di tradimento. Morì a Padova il 5.7.1708: con lui si estinse la linea ducale legittima dei Gonzaga di Mantova. Fino al 1712 tutti i beni dei Gonzaga, compresi quelli di Maderno, furono posti dal Senato Veneto sotto sequestro in attesa di essere assegnati ai legittimi successori. Furono poi assegnati alla casa regnante austriaca nella persona di  Leopoldo I° Duca di Lorena, cugino, per parte di madre, di Carlo II°
In precedenza, 1704, il “Palazzo nuovo” fu occupato dalle truppe austriache durante la guerra di successione di Spagna, le quali vi installarono un panificio militare, facendone uno scempio

SUCCESSIVI PASSAGGI DELLE PROPRIETA’ GONZAGA DI MADERNO

         Nel 1718, dopo sei anni dalla morte di Ferdinando Carlo, ultimo Duca di Mantova, parte dei beni furono venduti ed in parte donati al Conte Saverio di Villio da Desenzano, già Colonnello dei fanti al servizio dei Duca di Lorena. Nel 1724 il Conte di Villio cedette gli immobili ad un commerciante di Toscolano, certo Bortolo Candellini. Il Palazzo e il grande brolo passarono dal Candellini al Conte Gian Maria Morani di Brescia. Dal Morani, per eredità, agli Zanetti di Collebeato i quali vendettero il” Palazzo nuovo” al Dr.Ghiselli di Bogliaco, il brolo ai Lombardi di Salò ed il “Palazzo vecchio” al Cobelli di Maderno (costruttore del Palazzo nuovo).
Fu il Dr.Ghiselli, forse perché infermo di mente, che nel 1819 si mise alla ricerca di un tesoro che si diceva fosse nascosto in qualche punto segreto del Palazzo. Per ritrovarlo, ne demolì due terzi, pare senza alcun esito positivo.
I molti materiali di risulta, alcuni assai pregiati, presero differenti strade: una parte fu venduta, un’altra venne recuperata per costruire un giardino di limoni, gli stipiti, di marmo rosso veronese, andarono a sostenere gli ingressi laterali della costruenda chiesa parrocchiale di Maderno e in casa Elena.Gli elementi più minuti furono invece ricettati dagli antiquari oppure finirono in alcune case di Maderno.Gli eredi  del Dr.Ghiselli retrocessero il palazzo ai Zanetti, che lo rivendettero ad un Erculiani  di Maderno, dal quale finalmente per istrumento 28 aprile 1894 pervenne alla signora Mary Colley Morice, di nazionalità inglese, che, con animo appassionato, cercò di ridare vita a quegli storici resti recuperando con pazienza e tenacia alcuni dei suoi elementi più caratteristici e originali. Fu appunto lei che si rivolse al Dott. Claudio Fossati per avere informazioni sulle origini del palazzo. La stessa morì nello stesso palazzo il 1.12.1907.
            La proprietà passò a Pietro Emmer di Maderno e questi, nel 1933, la cedette alla famiglia Gaoso, attuale proprietaria.
            La palazzina ed il “Serraglio”furono acquistati dai Monselice, che vi ampliarono i giardini di agrumi, e nel 1888 li vendettero all’austriaco Lignet. Agli inizi del 1900 il tutto fu acquistato dal Cav. Gian Battista Bianchi, Sindaco di Maderno, il quale fece demolire completamente l’albergo costruito dal Lignet nel parco del Serraglio.

Maderno, 20 settembre 2007                                                       ANDREA DE ROSSI


BIBLIOGRAFIA

Claudio Fossati -.” Relazione 3.6.1894 alla sig.ra Mary Colley “pubblicata su Rivista Civiltà Mantovana n.19 del 1969
Guido Lonati “La dimora dei Gonzaga in Riviera” – 1927 – Tipografia Giovanelli Toscolano
Donato Fossati – “Storie e leggende” Vol.II° - 1944 – Tipografia Devoti Salò
Donato Fossati -  “Benacum – Storia di Toscolano” 1941 – Tipografia Giovanelli Toscolano
C. Perina           - “Le arti III° Mantova”
Alberto Ferrari“Fabbricati e giardini dei Gonzaga” Rivista Civiltà Mantovana n.22 del 1970
Giuseppe Coniglio“I Gonzaga” 1967 – Dall’Oglio editore
Marco Gerosa“Il Benaco nei ricordi e nelle sovrane bellezze” 1953 – Editrice Queriniana
Adelaide Murgia“Le grandi famiglie d’Europa. I Gonzaga ”1972 – Editore Arnoldo Mondadori

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