mercoledì 6 marzo 2013

IL CASTELLO DI MADERNO


            Sulla stessa area dove ora si trova la Chiesa Parrocchiale di Maderno, un tempo sorgeva il castello che, originariamente, aveva quattro torri, delle quali una è rimasta ed è l'attuale torre campanaria. Una seconda torre, i cui resti si conservarono fino a circa la metà dell'Ottocento, era situata sulla Piazza dove vi è ora la fermata delle autocorriere per Salò, mentre le altre due si trovavano ai lati del castello, verso il lago.
            Il castello era circondato da doppie fosse. Una di queste, che fu chiusa agli inizi del secolo scorso. dal lungolago giungeva fin sotto la torre campanaria. Fino a non molti anni fa,si potevano scorgere sul muro di questa fossa (quello che congiunge il campanile con il bar) grossi anelli di ferro che servivano ad ormeggiare le barche ivi ricoverate. Questa fossa, ultima rimasta di quelle originariamente esistenti, fu coperta all'inizio del ‘900.
            Nelle fosse intorno al castello si erano formati folti canneti e stagni paludosi nei quali si rifugiavano gli uccelli acquatici che erano poi catturati in un modo caratteristico.
            Dalla piazza si accedeva al castello attraverso un ponte levatoio. Questo fu costruito al posto di quello in muratura onde permettere il passaggio delle barche di propriertà dei Gonzaga. Nel corpo del castello fu adattato, in epoca non determinata, ma probabilmente intorno alla metà del XIII° secolo, il Palazzo pubblico di stile veneziano, sede del Podestà e poi del Vicario.
Il castello, per parecchi secoli, fu certamente un sicuro baluardo contro le minacce barbariche e fu restaurato nel IX° secolo dai Monaci dell'Abbazia di Leno, anche se non tutti gli storici condividono tale ipotesi.
            Prima ancora del castello, pare vi sorgesse un tempio dedicato alla Dea Bellona ricordato da  questa iscrizione: "Turrim centum pedum, divae Bellonae dedicat".
Il Gerosa, che riportava questa notizia, non precisa però dove è stata ritrovata la lapide.
            Purtroppo non abbiamo nessun documento che possa testimoniare in quale esatta epoca tale castello sia sorto. E’ probabile che risalga ancora al primo medioevo.
            Quando, nell'8° secolo, Garda divenne capoluogo della riviera veronese, Maderno era capoluogo di quella bresciana e certamente il castello fu la sede di vari organismi amministrativi.
            La prima citazione precisa risale solo al 1279, cioè  quando il castello era già stato sistemato come "Palazzo", probabilmente per alloggiare i funzionari della Curia Vescovile.
            Nel 1447 risulta che anche il Vescovo abitasse nel castello. Questo era dovuto al fatto che già nel periodo longobardo le Pievi (divisioni territoriali ecclesiastiche) furono ripartite in gastaldie. Fra le più importanti gastaldie e Corti Vescovili della riviera vi era quella di Maderno. Il castello  fu la sede della gastaldìa e nello stesso tempo residenza del Vescovo. Le proprietà della Gastaldia madernese si estendevano anche nella valle di Sur a Gardone, a Salò ed anche ottanta appezzamenti di terreni a Torri del Benaco.
            Per la descrizione di questo edificio ci vengono in aiuto alcuni scrittori vissuti parecchi secoli fa. Il Sanuto, nel suo "Itinerario" del 1483, parlando di Maderno e del suddetto palazzo scrisse: "...ha il palazzo fabbricato in modo veneto; è grande e già fu castello; ha ponte et revelino, solum davanti le fosse; il lago gli batte dentro..."
            Silvan Cattaneo verso il 1550 nelle sue "Dodici giornate”(stampate però solo nel 1745), parla del Palazzo di Maderno ormai in rovina: "Vicino alla Piazza vi è un Palagio anch'esso antico, e quasi tutto in rovina. Considerando noi la qualità del sito, li fondamenti, le stanze reali ben intese e comode, la grandezza delle sale, loggie e cortili dai muri alti e da peschiere circondato, appresso dè quali eranvi orti amenissimi e spaziosi giardini, non potemmo se non giudicare questo essere già stato un dè più vaghi, adorni, e superbi Palagi, che per addietro veduti fossero in quelle contrade."
            Il Gratarolo, invece, nel 1559, nella sua "Historia della Riviera di Salò", nel libro 3°, parlando di Maderno dice , fra l'altro,: "Maderno è terra civile, dove solevano essere i Tribunali ch'ora sono a Salò, così civili, come criminali, e'l mercato. Onde ha litigato pur assai per haverli. Et a sentenze e lettere Ducali che gliele concedono la mità del tempo. Et a questo effetto ha per loro habitazione un Palaggio pubblico, grande comodo , come giardino, fosse, peschere et altre cose opportune: anzi una Rocca al forte, che si potè mantenere per Vinitiani, contro Milanesi, che occupavano quasi tutto il restante del contrado, come   s'è accennato altrove."
            E' in questo castello che ebbero sede le magistrature e le amministrazioni della Riviera Bresciana, finché nel 1377 Beatrice della Scala, moglie di Bernabò Visconti, fece trasportare definitivamente tale sede a Salò, che divenne così capoluogo della Riviera in luogo di Maderno. Per questo affronto i Madernesi, offesi, la chiamarono "Regina cagna".
            Quando il castello, durante la dominazione veneta, fu trasformato in "Palazzo", Maderno ebbe il privilegio di tenere un giudice proprio chiamato Vicario che giudicava, nella quadra, tutte le liti civili.
            Nel 1549, fu costruito un ponte in muratura in luogo di quello levatoio per collegare la Piazza con il Palazzo. Nel 1623, invece, su insistenza dei Gonzaga, tale ponte fu demolito per far posto ad un altro levatoio che consentisse l'ingresso delle imbarcazioni dei Gonzaga nella "fossa grande", quella che confinava con i loro giardini, in modo che fossero maggiormente riparate dalle intemperie.
            Nel 1572 una delle torri del Palazzo (l'attuale torre campanaria) era destinata alla custodia dei pegni del Monte di Pietà. Mentre durante la peste del 1630 l'intero Palazzo fu adibito a Lazzaretto.
La Magnifica Patria, in conformità ad una sentenza del 1598 che confermava un antico obbligo, cercò di suddividere le spese per la manutenzione del Palazzo fra le altre Quadre della Riviera, ma questo obbligo, in pratica, rimase sempre sulla carta e fu oggetto di un lungo contenzioso.
            Per i madernesi che volevano conservare questo Palazzo a ricordo della loro antica grandezza, era di non poca preoccupazione reperire i fondi per la sua manutenzione che, in sostanza, doveva essere a carico del magro bilancio del comune. Gli introiti che dovevano servire alla manutenzione si riducevano alle multe per chi era sorpreso a pescare nelle fosse o nelle loro vicinanze, al provento degli affitti delle case, alla vendita di erbe del brolo e della palude, a multe per chi pronunciasse parole oscene o giocasse alla palla nel cortile del Palazzo; introiti che andavano man mano scemando.
            Una relazione di un anonimo, non datata, pubblicata da Guido Lonati, ci dà un'idea di come fosse il Palazzo nel periodo in cui era già parzialmente in rovina:
"Nella parte verso mezzogiorno, in direzione del lago,è maggiormente fortificato mentre dalle altre parti è circondato da una buona muraglia a doppia fossa con alcune torri tra le quali una fortissima fabbricata in pietra rossa a punte di diamante (l'attuale torre campanaria). L'entrata del castello è dalla Piazza. Attraversando due fosse si giunge in un grande cortile (largo 64 e lungo 58 brazza). Al Palazzo si entra attraverso un portico lungo quanto lo stabile, ai lati del quale si trovano, a piano terra, otto stanze. Al piano superiore, invece, vi è un grande salone, molto più grande di quello di Salò, aperto da tre parti con finestre che da mezzogiorno guardano verso il lago e da ponente sul cortile, sulla Piazza e sulla Chiesa e,dall'altro invece, sopra un orto molto grande. Oltre al  salone vi sono altre sei camere tre delle quali guardano il lago e tre l'orto. Vi sono inoltre possibilità di avere locali per prigioni sia nel Palazzo che nelle torri. Al lato vi è un altro terreno in parte fabbricato ed in parte da fabbricare per alloggiarvi il Giudice, il Cancelliere e i  cavalieri.
Questa fabbrica - continua l'anonimo relatore - è in decadimento ed è pericolosa causa la sua vetustà. Non solo vi sono alcune torri parzialmente cadute, ma anche il muro del Palazzo ha grandi e pericolose crepe così pure il tetto è in uno stato deplorevole."
            Risulta che, nel 1630, i serramenti erano tutti rotti e i vetri mancavano persino nella sala delle udienze, mentre la parte riservata al Vicario era divenuta inabitabile.
            Il Palazzo intanto continuava nel suo degrado quando, il 25 agosto 1645, un incendio lo distrusse completamente lasciando pochi scheletri di muraglie. Queste rimasero tali per più di un secolo finché, sulle loro rovine, nel 1775, ebbero inizio i lavori di costruzione dell'attuale Chiesa Parrocchiale  la cui erezione fu deliberata il 21.6.1742. La chiesa fu consacrata però soltanto nel 1825.
            Si notano ancora adesso in Via Benamati e in Via Garibaldi, incastrati nelle muraglie di alcune case, diverse pietre di rosso veronese molte delle quali bugnate o a punta di diamante,  provenieti dai ruderi del castello e dalle torri demolite. In particolare quelle bugnate, questo è il termine tecnico, sono del tutto simili a quelle dell'attuale torre campanaria, l'unica rimasta a testimonianza. Meritano particolare attenzione quelle poste sull'angolo della casa che si trova alla "Quadrellata", e precisamente fra Via Benamati e Via Sacerdoti, nello stesso punto in cui vi era il portone d'ingresso a Maderno, simile a quella della "Benela". Infatti le pietre bugnate sono predisposte ad angolo nello stesso modo di quelle esistenti nella torre campanaria. Ve ne sono altre murate ai lati dell'ingresso di detta casa, fra le quali, ne spicca una in cui è scolpita, forse in epoca successiva, una croce. Anche nella frazione di Cecina si notano pietre simili sporgenti da una casa al centro della frazione. Se si pensa che dopo l'incendio del castello avvenuto nel 1645 i ruderi furono abbandonati per oltre un secolo prima che si costruisse la Chiesa, si giustifica questa dispersione di materiale che i nostri avi avranno pazientemente recuperato e poi trasportato con le loro "bène" per rafforzare, più che per costruire, le loro modeste case.
            Oltre alle notizie che ci sono pervenute e che ci permettono di ricostruire idealmente il castello già esistente, ben poche sono le immagini a sostegno che abbiamo a disposizione.
            Ai lati dell'altare dedicato a S.Ercolano, nella nuova Parrocchiale, possiamo vedere una tela ove è raffigurato l'approdo della barchetta contenente le spoglie di S.Ercolano. In questo quadro si possono rilevare, naturalmente secondo la fantasia dell'artista, le sembianze del castello in quell'epoca. Fin troppa fantasia, perché, dietro il castello appare un'alta montagna che non è rispondente alla realtà di Maderno.
            In un'altra tela del 1830 di proprietà del defunto sig. Francesco Elena, invece è raffigurata la consacrazione della nuova Parrocchiale nel 1825. In essa si intravede, sul lato sinistro della Chiesa, parte di una delle torri i cui resti rimasero in piedi fino verso la metà dello stesso secolo.
            Un'ulteriore conferma dell'esistenza di questa torre l'abbiamo avuta recentemente (Maggio 1987) dagli scavi effettuati per la posa della conduttura fognaria che hanno  portato alla luce i grossi basamenti sia del fossato che della torre.

                                                                                           Andrea De Rossi
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BIBLIOGRAFIA

LONATI GUIDO  - "La Pieve ed il Comune di Maderno" Tip.Giovanelli
                 1927
GEROSA MARCO  - "Il Benaco nei ricordi e nelle sovrane bellezze"
                Edit.Queriniana - Brescia  - 1955
FOSSATI DONATO - "Benacum - Storia di Toscolano"Tip.Giovanelli
                
-                                   Ricostruzione ideale del castello a cura di FAUSTO DE ROSSI
                 

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